tradizioni, ricordi, natura, arte

natura

”Naturale, della memoria e istintiva”. La mia cucina parla la lingua della natura. Amo i colori, i suoni e i prodotti del territorio che si mescolano a suggestioni lontane, a volte lontanissime, che raccolgo in giro per il mondo. Ci sono le erbe aromatiche, le spezie, le radici e le specie vegetali che coltivo personalmente nell’orto e nella serra e che sono il fondamento su cui poggia la mia filosofia.

“Il mio buongiorno, si vede dal giardino”, come amo ripetere alla mia brigata. Tanto che il primo gesto che faccio ogni giorno, prima ancora di entrare in cucina, è verificare che tutto ciò che coltivo stia crescendo nel modo giusto. E poi naturalmente, ci sono le materie prime locali, quelle che fanno grande il territorio, quelle che ogni chef ha il dovere morale di esaltare, quelle per cui il nostro Paese è riconosciuto in tutto il mondo.

orto e serra

Ho capito con gli anni che per essere un bravo chef devi avere le mani sporche di terra. Non potrei immaginare la mia cucina senza orto. Mi sentirei privato di una parte importante. Penso che l’orto e la serra siano una bellissima metafora della vita. Più te ne prendi cura, e più ricevi. Trovo che ci sia molta democrazia in questo. Ho imparato da piccolo a prendermi cura delle cose che cucino, grazie a mio nonno. E ho affinato le mie conoscenze da grande, imparando dai più grandi, dai miei maestri.

La serra è uno scrigno, dove conservo e faccio crescere i ricordi di un viaggio lontano, dove semino specie difficili da trovare, ricevute da un amico o scovato in un viaggio, in un angolo remoto di un mercato asiatico. Si può dire che lì dentro ci siano più di 15 anni di studi, di ricerca, di tentativi e di errori. In altre parole, di vita. È un po’ come avere una palette infinita di varietà da cui attingere, che ogni giorno cambia di sfumatura, e non aspetta altro che di essere valorizzata.

foraging

La fitoalimurgia, meglio conosciuta come foraging, è l’attitudine di ricercare, raccogliere e studiare le erbe spontanee. Non è una moda, al contrario, ha origini ben più profonde. Durante le carestie o le pandemie, infatti, i vegetali non coltivati rappresentavano una fonte di salvezza unica, perché erano gli unici a non essere intaccati da agenti patogeni che avrebbero danneggiato il corpo umano. Questo ha dato il via ad una vera e propria scienza.

Fin da piccolo mi sono appassionato a questo mondo grazie alle lunghe passeggiate in montagna con mio nonno. Lì ho imparato le basi, ma solo in età adulta ho affinato le mie conoscenze, grazie a pionieri come Francois Couplan, botanico, scrittore ed uno dei massimi esperti nel campo delle erbe selvatiche e commestibili, grazie al quale ho imparato a riconoscere le foglie, i fiori, come coglierli, dove trovarli e come coltivarli in serra.

Oggi questa è una delle mie passioni, ed una delle ragioni per cui scelgo una destinazione per un viaggio nel mondo. La fitoalimurgia è davvero un campo sterminato, del quale è impossibile conoscere tutto. Da qualche parte, in un angolo sperduto di un continente, c’è sicuramente una nuova specie che merita di essere scoperta e valorizzata in un piatto. Una fonte di ispirazione praticamente infinita.

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