evocare un ricordo con un sapore

RICORDI E STUDI NEUROGASTRONOMIA

Sono da sempre convinto che i ricordi più intimi legati al cibo risiedano in una parte remota della nostra mente, ci sono entrati in tenera età, o magari anche più avanti negli anni. Ma hanno tutti la stessa matrice, sono connessi ad un momento bello, che ci ha fatto stare bene e che mai dimenticheremo. Se uno chef riesce nel compito di far rivivere quella memoria ad un ospite, oppure a creare un nuovo bagaglio gustativo, quel pasto non sarà più solo un’esperienza gastronomica, ma una vera emozione che non potrà dimenticare.

I piatti si guardano, si annusano, si masticano, a volte si toccano. Ma alla fine è il cervello a rielaborare tutti quegli input ed è lui che decide dove posizionare un determinato sapore, se riservargli un posto nella memoria a breve termine, oppure se scolpirlo nella corteccia più profonda. Ecco perché ho realizzato uno studio con la dottoressa Maria Francesca Collevasone sulla memoria cognitiva e sullo studio del sistema limbico, che mi ha aiutato a decifrare i miei ricordi, a dare una forma alle emozioni e a riportarla nei miei piatti. Sono nati così piatti come BBQ, uno spaghetto al barbecue cotto in estrazione di prosciutto di Cuneo che ha la consistenza di un lontano ricordo del Michelangelo bambino, quando mia mamma e mia nonna preparavano le grigliate la domenica a pranzo. Uno dei piatti a cui sono più legato, proprio perché ha a che fare con la parte più intima di me.

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